La biodiversità dell’Antartide ha subito una profonda trasformazione a causa della CO2. È accaduto circa 18mila anni fa secondo un gruppo internazionale di scienziati, il cui studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Geoscience. A condurre la ricerca gli studiosi dell’Institute for Geosciences – University of Bonn (Germania), della Keele University (UK) e della University of New South Wales (Australia).
Più o meno 18mila anni fa la Terra usciva dall’ultima Era Glaciale. Le temperature si rialzavano, così come i livelli di CO2, tanto da modificare in maniera netta la biodiversità dell’Antartide. Qui l’ambiente dà vita a un intenso scambio di anidride carbonica tra il ghiaccio marino e l’Oceano Antartico, che influenza il patrimonio naturalistico di quest’ultimo.
Secondo quanto hanno riferito gli studiosi i livelli di CO2 sono cresciuti da 190 a 280 ppm nei 7000 anni successivi alla fine dell’Era Glaciale. Un andamento non regolare però, ma contraddistinto da fasi di sostanziale immobilismo. Circa 14.600 anni fa un periodo di stasi prolungata ha visto l’anidride carbonica rimanere su valori prossimi ai 240 ppm per 1.900 anni. Un periodo definito “Antarctic Cold Reversal” (Inversione del freddo antartico). Michael Weber, tra gli autori dello studio, Institute for Geosciences – University of Bonn:
Abbiamo trovato nei sedimenti profondi situati nella zona di ghiaccio marino dell’Oceano Antartico una produttività incrementata durante questo periodo critico, mentre si era ridotta nella parte più a nord, al di fuori della zona ghiacciata. Era in questo momento importante comprendere come i registri climatici dell’Antartide descrivessero questo periodo critico.
Biodiversità e lotta ai cambiamenti climatici
I dati sono stati raccolti, attraverso la tecnica del carotaggio del ghiaccio, nella zona denominata “Patriot Hills Blue Ice Area“. Lo studio di quest’area potrebbe fornire importanti informazioni per salvaguardare la biodiversità e sostenere la lotta ai cambiamenti climatici in atto. A sostenerlo Chris Fogwill, autore principale dello studio e ricercatore alla Keele University:
Questo lungo periodo di stasi nei livelli di CO2 in atmosfera potrebbe essere fondamentale per comprendere il potenziale dell’Oceano antartico nel moderare la CO2 in atmosfera. Mentre le recenti riduzioni delle emissioni indotte dall’emergenza Covid-19 hanno mostrato che possiamo ridurre la CO2, dobbiamo capire in che modo i livelli di CO2 possono essere stabilizzati da processi naturali. Dal momento che questi processi potrebbero essere la chiave per uno sviluppo responsabile di approcci geoingegneristici e rimangono fondamentali per mantenere il nostro impegno nei confronti degli Accordi di Parigi.
Fonte: Science Daily