Piove plastica sul Grand Canyon. È quanto confermano le ultime rivelazioni condotte negli Stati Uniti, pronte a sottolineare come milioni di microplastiche siano trasportate dagli agenti atmosferici nelle zone più remote della nazione. Un vero e proprio disastro ecologico, poiché queste particelle non solo contaminano facilmente le sorgenti e la catena alimentare, ma risultano difficili da rimuovere.
Microplastiche, diffuse nell’aria dalla brezza marina
Circa 132 pezzetti di plastica per metro quadrato cadono ogni giorno sui parchi degli Stati Uniti, per un totale di circa 1.000 tonnellate di rifiuti ogni singolo anno. Per confronto, si tratta del quantitativo di plastica che serve per produrre 300 milioni di bottiglie.
Plastica: lo studio
A rivelare questi dati sono gli scienziati della Utah State University, i quali hanno voluto misurare la quantità di microplastica trasportata da piogge e vento sulle aree protette degli USA. Dal Gran Canyon al Joshua Tree National Park la situazione è sempre la stessa: la contaminazione è elevatissima.
Janice Brahney, una delle ricercatrici alla base dello studio, ha notato questo fenomeno qualche tempo fa. Nell’analizzare al microscopio alcuni campioni di terreno, si è accorta di alcune particelle riflettenti e colorate. Dopo le analisi di rito, sono risultate di plastica. Analizzando campioni da 11 siti naturali statunitensi, ha contato in 9 anni ben 15.000 frammenti, alcuni a volte grandi un terzo di un capello umano.
Abbiamo creato qualcosa che non andrà mai via. E ora sta circolando per tutto il globo.
Purtroppo il problema non è limitato agli Stati Uniti. Una ricerca condotta sui Pirenei lo scorso hanno ha rilevato problematiche analoghe, con 365 microplastiche per metro quadrato. Poiché leggere e minuscole, queste vengono sollevate dal vento da mari e oceani e, con le piogge, si depositano praticamente in tutto il mondo. È infatti molto probabile che le plastiche rinvenute sui Pirenei provengano da centinaia di chilometri di distanza.
Fonte: Sustainability Times